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al testo di Francesca Grasso
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l'ascensore riprese il suo giro con un lungo sospiro metallico primo piano, secondo piano, terzo piano, piano, piano il bambino giocava con i bottoni sotto la luce opaca. si era distesa senza sporcare il cubo veloce appariva più chiara, più scura con drammatica confusione.
la fonte elettrica, come un tema, una traccia scolastica da seguire, ci richiese di muoverci in una bracciata arrivammo al pian terreno. il bambino scappò via nel paesaggio di nulla una tana irta di piccoli becchi. lo presero le strette scalinate, quasi infinito nella fuga.
poi senti pozzanghere di foglie crepitare e un lontano verde assopito nel volto
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